One of the main issues concerning Italians these days is the referendum on artificial insemination and stem cell research. The decision on whether to vote "Si", thus creating a less restrictive environment, or "No", so as to maintain the status quo has divided parties. In addition, a considerable section of politicians and other interested parties are advocating a "No Vote" or "No Show" which would, in effect, have the same result as a "No" vote since 50%+1 of the electorate must vote for the referendum to hold.
Stefano Rossini offers an analysis of the situation in Italian, so get your dictionary handy to complement some of the terms that Stefano has already translated for us.
Si avvicina a grandi passi l'appuntamento con le urne(1) per il referendum sulla procreazione assistita(a). Mai come oggi il fronte dei sì e quello degli astensionisti(2) sono stati così trasversali. Dalla destra di Gianfranco Fini al centro sinistra di Francesco Rutelli, non c'è partito che non sia diviso al suo interno.
Domenica 12 e lunedì 13 giugno gli italiani (o almeno quelli che andranno a votare) si troveranno a fare i conti(3) con quattro schede per abrogare altrettante leggi. I punti salienti riguardano la possibilità di poter utilizzare le cellule staminali(b) prelevate da embrioni non utilizzati ai fini di ricerca; l'annosa questione dello status dell'embrione (se abbia, cioè, gli stessi diritti di una persona), la possibilità per la donna di poter provare più volte l'impianto, di poter congelare gli embrioni e di poter effettuare l'analisi preimpianto, e infine, il quesito più dibattuto(4), la possibilità della fecondazione eterologa, cioè attraverso un donatore esterno alla coppia.
Il referendum abrogativo (in Italia i referendum possono essere solamente abrogativi) sarà l'occasione, per l'Italia, di scoprire quanto ancora conta nel Belpaese l'influenza della Chiesa. Era dai tempi della consultazione sull'aborto e sul divorzio, infatti, che il Vaticano non entrava così prepotentemente nella vita politica italiana. La posta in gioco sembra essere quella tra lo stato laico e la ragione ecclesiale, soprattutto con l'attuale maggioranza, molto vicina alle posizioni della chiesa cattolica.
Come da secoli succede in Italia la comunicazione avviene sempre con due registri: il linguaggio popolare e quello tecnico. Così, succede che a tre giorni dal voto larga parte della popolazione non abbia ancora ben capito quali saranno i quesiti su cui si dovrà votare e l'esito, sia nel caso di vittoria del sì (che porterà al cambiamento) che in caso di vittoria del no o del mancato raggiungimento del quorum(5) (che lascerà invariata la legge).
Anche attorno alla questione del quorum si fa molta polemica. Il fronte del no, infatti, cerca di far leva sul tradizionale disinteresse degli italiani per far cadere nel nulla il voto. Se almeno il 50% +1 degli aventi diritto al voto non andrà alle urne, la vittoria sarà del no.
La questione è delicata perché da sempre gli italiani sono tendenzialmente individualisti e spesso si interessano solo a questioni che li riguardano da vicino come, appunto, l'aborto e il divorzio. In questo caso, la procreazione assistita colpisce solo le coppie sterili, per cui molti italiani potrebbero disertare le urne preferendo un fine settimana di vacanza approfittando dell'arrivo della bella stagione. Con l'intenzione di arginare questa tendenza la sinistra agita lo spauracchio(6) del rischio di ritocco della legge sull'aborto, legge che, effettivamente, entra eticamente in conflitto(7) con quella in vigore (non è possibile, per la legge attuale, gettare gli embrioni perché sono equiparati alle persone, ma è possibile abortire entro il terzo mese di gravidanza).
Insomma, una consultazione che mostra tutte le spaccature e le contraddizioni della società italiana. A meno di una settimana dal voto, nessuno ancora si azzarda a fare pronostici.